[01] Paradossi e innovazione nella formazione sanitaria
Esploriamo le contraddizioni che attraversano la formazione medica tra arte e scienza, apprendimento tradizionale e digitale, e le nuove figure professionali nate dall’emergenza digitale. Con esempi concreti e riflessioni dal mondo reale, analizziamo le sfide e le opportunità della didattica a distanza in sanità.
Chapter 1
Arte e scienza nella formazione medica
Marco Rossi
Ciao a tutti e benvenuti a “L’Educatore digitale in sanità”. Questo podcast è un viaggio nel libro "L' Educatore Digitale in Sanità", scritto dalla professoressa Claudia Bellini e pubblicato da Franco Angeli editore.
Marco Rossi
Io sono Marco Rossi, e con me c’è come sempre Elena Ferri. Con Elena leggeremo e discuteremo insieme i contenuti del libro in un ciclo di chiaccherate e approfondimenti.
Marco Rossi
Oggi partiamo da un paradosso, introdotto nella prefazione dal professor Fabrizio Consorti dell'Università di Roma Sapienza: la medicina è un’arte o una scienza? Elena, avendo letto il libro, tu che ne pensi?
Unknown Speaker
Ciao Marco, ciao a tutti! Guarda, questa domanda mi fa sempre sorridere perché... beh, sembra semplice, ma in realtà è un bel rompicapo. Da una parte c’è la scienza, con i suoi numeri, le sue probabilità, i protocolli. Dall’altra c’è l’arte, cioè l’intuizione, l’empatia, la capacità di leggere tra le righe. E nella formazione sanitaria queste due cose dovrebbero convivere, ma spesso si fa fatica a integrarle davvero.
Marco Rossi
Sì, esatto. E sai cosa mi viene in mente? Una volta ho incontrato un medico, bravissimo, che mi ha raccontato di un caso clinico complicatissimo. Lui ha usato sia l’intuito clinico, quella specie di “sesto senso” che si sviluppa solo con l’esperienza, sia la statistica predittiva. Ha messo insieme i dati del paziente, le probabilità di certe diagnosi, ma poi ha anche ascoltato il suo istinto. E alla fine ha risolto il caso proprio grazie a questa doppia prospettiva. Non so se capita spesso, ma mi ha colpito molto.
Unknown Speaker
Sì, è un esempio perfetto. Il problema è che nella formazione, spesso, si tende a separare questi due mondi. Da una parte si insegna la parte estetica, umanistica, e dall’altra quella probabilistica, scientifica. Ma nella realtà, come dicevi tu, servono entrambe. E non è facile trovare un percorso che le sviluppi insieme, anzi, a volte sembra quasi che si escludano a vicenda.
Marco Rossi
Esatto, e secondo me è proprio qui che nasce il paradosso. Come si fa a insegnare a un futuro medico a essere sia scienziato sia artista? Cioè, come si integra la visione estetica con quella matematica? Io, da data scientist, tendo sempre a vedere tutto come numeri, ma poi mi rendo conto che la medicina non è solo questo. E forse la formazione dovrebbe aiutare a tenere insieme questi due approcci, invece di dividerli.
Unknown Speaker
Sì, e non è solo una questione di contenuti, ma anche di come si insegna. Se pensi ai modelli formativi, spesso sono molto tecnici, trasmissivi, poco spazio per la riflessione personale o per l’intuizione. E invece, come diceva anche Consorti nella prefazione, forse dovremmo chiederci se esistono dei punti di contatto, dei percorsi comuni che aiutino a sviluppare entrambe le competenze. Non so, magari anche tu hai qualche esempio dal tuo lavoro?
Marco Rossi
Mah, guarda, io vedo che quando si lavora in team multidisciplinari, spesso le soluzioni migliori arrivano proprio dal confronto tra chi ragiona per dati e chi invece porta una prospettiva più umana, più “artistica”, se vogliamo. Forse la formazione dovrebbe proprio allenare questa capacità di dialogo tra mondi diversi. Ma non è facile, eh. Dovevo dire qualcos’altro? Ah sì, secondo me è un tema che ci portiamo dietro anche nei prossimi capitoli.
Chapter 2
Autonomia e dipendenza nella formazione continua
Unknown Speaker
Sì, perché il secondo paradosso riguarda proprio la formazione continua. E questo è il tema introdotto dalla professoressa Barbara Bruschi dell'Università di Torino.
Unknown Speaker
Si parla tanto di Life Long Learning, cioè la capacità di imparare per tutta la vita, in modo autonomo. Però poi, nella pratica, la maggior parte dei corsi sono ancora trasmissivi, eterodiretti, molto guidati. È un po’ come dire: “Sii autonomo, ma ti dico io come fare”.
Marco Rossi
Esatto! È come se volessimo che i professionisti sviluppassero competenze metacognitive, ma poi li mettiamo in percorsi dove devono solo ascoltare e ripetere. Non so, mi sembra un po’ una contraddizione. Tu che strumenti vedi per promuovere davvero l’autonomia?
Unknown Speaker
Guarda, secondo me la chiave è la metacognizione, cioè la capacità di riflettere su come si impara. E qui la formazione a distanza, se fatta bene, può aiutare. Durante la pandemia, ad esempio, ho seguito una ricerca su alcuni infermieri che, costretti a formarsi online, hanno dovuto inventarsi nuove strategie di apprendimento. Hanno iniziato a organizzarsi in piccoli gruppi, a scambiarsi materiali, a fare domande nei forum. Insomma, hanno sviluppato una certa autonomia proprio perché il contesto lo richiedeva.
Marco Rossi
Interessante. Quindi, in un certo senso, la distanza può diventare un’opportunità per allenare l’autonomia, se però c’è lo spazio per farlo. Perché se il corso online è solo una lezione registrata da guardare passivamente, non cambia molto rispetto all’aula tradizionale. Anzi, forse è pure peggio.
Unknown Speaker
Sì, infatti. La differenza la fa la progettazione didattica. Bisogna pensare a strumenti che favoriscano la partecipazione attiva, la riflessione, la collaborazione. E anche qui, torniamo al discorso di prima: servono competenze diverse, sia tecniche che relazionali. Non basta saper usare una piattaforma, bisogna anche saper guidare i discenti verso l’autonomia.
Marco Rossi
E forse anche accettare che un po’ di dipendenza ci sarà sempre, perché comunque ci sono contenuti tecnici che vanno trasmessi. Però, come dicevi tu, l’importante è trovare un equilibrio e dare spazio anche alla crescita personale. Non so, magari è un altro di quei paradossi che non si risolvono, ma si gestiscono.
Unknown Speaker
Sì, sono d’accordo. E secondo me la formazione continua in sanità è proprio il terreno ideale per sperimentare nuove strategie, anche perché i professionisti sono abituati a lavorare in contesti complessi e a doversi aggiornare costantemente. Forse dovremmo solo fidarci un po’ di più della loro capacità di imparare, invece di voler controllare tutto.
Chapter 3
Didattica digitale e nuove professionalità
Marco Rossi
E qui arriviamo al terzo paradosso, quello della didattica digitale. Spesso si pensa che fare formazione online significhi semplicemente trasferire la lezione in presenza su una piattaforma. Ma non è così, vero?
Unknown Speaker
No, assolutamente. La realtà virtuale non è una copia della realtà concreta, ha regole e dinamiche diverse. Come diceva anche Berger, il virtuale non è finto, è solo un altro tipo di realtà. E questo cambia tutto, anche nella progettazione dei corsi.
Marco Rossi
E qui entra in gioco una figura nuova, l’Educatore Digitale. Non è solo un tecnico o un instructional designer, ma qualcuno che unisce competenze pedagogiche, digitali e relazionali. È un po’ il regista della formazione online, no?
Unknown Speaker
Sì, esatto. L’Educatore Digitale è quello che tiene insieme tutti i pezzi: la progettazione, la relazione con i discenti, la scelta degli strumenti. E lavora spesso in team, insieme a formatori, instructional designer, tutor. Ti faccio un esempio concreto: in un ospedale, durante la pandemia, hanno co-progettato un corso online coinvolgendo tutte queste figure. Il risultato è stato un percorso molto più efficace, perché ognuno ha portato il suo punto di vista e le sue competenze.
Marco Rossi
Sì, e secondo me questa è la vera innovazione: non tanto la tecnologia in sé, ma la capacità di lavorare insieme, di progettare in modo mirato e di rispondere ai bisogni reali dei professionisti. E forse, come diceva anche la professoressa Bellini, non ci sono ricette pronte, ma serve un mix di teoria ed esperienza pratica. E chi riesce a mettere insieme queste cose trova risorse che altri nemmeno immaginano.
Unknown Speaker
Esatto, e forse il messaggio del libro di Claudia Bellini è proprio questo: la formazione in sanità è piena di paradossi, ma anche di opportunità. Bisogna saperli riconoscere e gestire, senza cercare soluzioni semplici. E soprattutto, bisogna continuare a innovare, a sperimentare, a lavorare insieme.
Marco Rossi
Direi che possiamo fermarci qui per oggi. Grazie Elena, come sempre è stato un piacere chiacchierare con te. E grazie a chi ci ha ascoltato: ci ritroviamo presto con un nuovo episodio di “L’Educatore digitale in sanità”. Ciao a tutti!
Unknown Speaker
Grazie Marco, grazie a tutti voi. Continuate a seguirci, perché di paradossi e innovazione ne parleremo ancora. Un saluto e a presto!
