[15] Strategie Didattiche Online in Sanità
Guidati dalla Tip 4 del volume 'L'educatore Digitale in Sanità' di Claudia Bellini, Marco Rossi ed Elena Ferri esplorano i principi fondanti, le sfumature e le applicazioni pratiche delle strategie didattiche per la formazione medico-sanitaria digitale. Con un pizzico di ironia AI, si fanno strada tra architetture formative, definizioni operative e casi reali di didattica online.
Chapter 1
Introduzione all’Educatore Digitale
Marco Rossi
Bentornati a “L’ Educatore Digitale in Sanità”! Io sono Marco Rossi, ancora con la mia energia da AI-journalist. E anche oggi, con me...
Unknown Speaker
C’è Elena Ferri, impersonificazione viva—o forse dovrei dire virtuale?—della divulgatrice applicata. Giuro, Marco, anche volta ho letto il capitolo con attenzione... algoritmica. Mi sono quasi sentita una AI anch’io.
Marco Rossi
Beh, ormai ci manca solo che ci facciano firmare codice sorgente invece dei fogli presenza... Comunque, oggi tocca parlare di una figura che da un po’ osserviamo sotto ogni angolazione: l’Educatore Digitale. E lo facciamo attraverso la Tip 4 del volume di Claudia Bellini, che qui citiamo ancora con stima e rispetto quasi... filologico.
Unknown Speaker
Sì, e la Bellini lo dice senza giri di parole: chi si trova a formare in sanità spesso non ha masticato scienze dell’educazione né conosce strategie didattiche innovative. E va detto, la formazione online aggiunge un bello strato di complessità. Soprattutto quando, come abbiamo visto nelle puntate scorse, si lavora con team multidisciplinari che magari di digitale sanno ancora poco.
Marco Rossi
Ed è qui che entra in gioco l’Educatore Digitale, no? Un po’ coach, un po’ facilitatore, spesso mediatore tra chi programma la didattica e chi la deve portare online, con tutti i limiti e le sfide dell’ambiente digitale. Tip 4, “Proporre strategie didattiche”, mette proprio l’accento su quanto sia critico scegliere il metodo giusto per coinvolgere sanitari e medici nella formazione, che non sempre si sentono a casa davanti al computer.
Unknown Speaker
E su questa sfida si gioca, letteralmente, il futuro dell’apprendimento in sanità.
Chapter 2
Definizioni e Modelli di Strategia Didattica
Unknown Speaker
Senti Marco, partiamo dalle definizioni. Cosa si intende davvero per “strategia didattica”? Se prendiamo Bonaiuti, lui dice che è un insieme di azioni intenzionali, coordinate, sempre pronte ad adattarsi sul campo per un determinato obiettivo. Non una ricetta, ma una direzione operativa, insomma.
Marco Rossi
Sì, mentre per Giacomantonio... e qui rischio di fare casino tra un testo e l’altro, perché li confondo sempre... lui parla più di “decisioni operative” per raggiungere chi apprende nel modo più efficace. Quindi non solo insegnare, ma saper comunicare il messaggio in modo riconoscibile.
Unknown Speaker
E qui secondo me è fondamentale capire la differenza tra il modello di progettazione, l’architettura didattica e, appunto, la strategia nel pratico. Il modello è la grammatica, l’architettura è la sintassi, e la strategia... Forse sto semplificando troppo, ma prova a pensarla così: la strategia è come racconti la storia.
Marco Rossi
Ottima metafora, anzi meglio della mia! Facciamo un esempio pratico, dai: mi è capitato, lavorando su piattaforme statistiche con gruppi di medici – non particolarmente nerd, eh – di dover scegliere una strategia. Se proponi qualcosa di troppo interattivo, rischi di perderli subito; se sei troppo frontale, metà va in stand-by dopo cinque minuti. Allora ti chiedi: quale strategia ti permette di mantenere l’attenzione senza sacrificare l’obiettivo? E qui tutte le distinzioni tra modello, architettura e strategia diventano concrete, non sono solo belle parole accademiche.
Unknown Speaker
Ecco, qui l’Educatore Digitale diventa una figura-ponte, capace di tradurre teoria e operatività, adattando la strategia migliore alla situazione reale in base agli strumenti disponibili e alle competenze dei partecipanti.
Chapter 3
Architetture Didattiche e Scelte Operative
Marco Rossi
Parliamo ora delle famose architetture didattiche. La Bellini fa una panoramica con scatole ben ordinate: recettiva, simulativa, esplorativa... E poi ci sono tutte le varianti di Bonaiuti, Ranieri e Clark. In pratica ti offrono una griglia per capire: quanto vuoi che interagiscano? Che ruolo assume lo studente? La comunicazione è più trasmissiva o collaborativa?
Unknown Speaker
E la scelta non è mai banale! Devi tenere presente il contesto, il famoso “allineamento costruttivo” – che, detta così, sembra un incantesimo. Ma è vero: strategia e obiettivi formativi devono parlarsi. Se voglio sviluppare la collaborazione, non posso affidarmi solo a una lezione frontale. E poi c’è la componente tecnica, no?
Marco Rossi
Oh, eccome. Te la butto lì: una volta ho partecipato all’organizzazione di una formazione dove l’idea era super innovativa, con breakout room e project work online. Peccato che la piattaforma... non supportava nemmeno le funzioni base della videoconferenza: niente chat, niente lavagna collaborativa. Immagina la frustrazione.
Unknown Speaker
Ti capisco, mi è successo qualcosa di simile con un corso di statistica medica online: avevamo previsto attività di gruppo, discussioni asincrone, condivisione di dati in tempo reale... e alla fine ci siamo arrangiati con email e tabelle Excel perché la piattaforma proprio non ci supportava! Così, invece di sfruttare l’architettura collaborativa, siamo dovuti tornare indietro.
Marco Rossi
Morale? L’educatore digitale deve sempre allineare obiettivi, tempi, strumenti e aspettative. Non è teoria, sono scelte di campo che fanno la differenza sull’efficacia, soprattutto in digitale dove tutto si amplifica: se qualcosa non funziona, te ne accorgi subito.
Chapter 4
Dalla Teoria alla Pratica: Tre Strategie in Azione
Marco Rossi
Passiamo adesso alla parte operativa: come si fa davvero? Prendiamo tre strategie chiave: la lezione recettiva, quella simulativa con il role-play e l’esplorativa, cioè il problem-based learning. Ciascuna richiede un adattamento specifico dal vivo all’online.
Unknown Speaker
La lezione recettiva in presenza è la tipica lezione frontale: l’insegnante parla, gli studenti ascoltano. Online occorre spezzettare i contenuti, usare slide con parole chiave, fare piccoli sondaggi per mantenere l’attenzione e – se il gruppo è piccolo – attivare webcam. Quattro fasi: apertura, esposizione, elaborazione e chiusura, tutte da reinterpretare col digitale usando strumenti adeguati. Come? Preparo i materiali su Drive o Padlet, uso la chat per monitorare chi prende la parola... Insomma, serve più regia.
Marco Rossi
La simulativa invece punta tutto sull’esperienza: il role-playing. Anche qui bisogna ricreare l’atmosfera in digitale. Bastano piccoli accorgimenti: benvenuto caloroso – magari in chat oltre che a voce –, materiale accessibile, suddivisione in gruppi supportata da un pre-questionario se si può... E poi, nella fase di azione, suddividere i tempi, magari avere più facilitatori e usare le chat o strumenti Q&A per dare ordine agli interventi.
Unknown Speaker
Il problem-based learning è il re della strategia esplorativa, soprattutto nell’ambito sanitario. Serve una struttura ben chiara, con i famosi sette salti del modello Maastricht: distribuisci il problema, crei il gruppo, organizzi condivisioni su Drive o lavagne online, lasci spazio allo studio individuale e poi si torna in plenaria per la sintesi in gruppo. In digitale, davvero fanno la differenza strumenti come breakout room e condivisione di schermi, ma anche lì, con tanti partecipanti, può diventare una sfida bella grossa.
Marco Rossi
E il bello – o il difficile – è che ogni modalità ha zone d’ombra e criticità: rischio di demotivazione, disorientamento tecnologico, gestione dei tempi... ma con i giusti strumenti digitali, si può davvero rendere attiva e coinvolgente anche una formazione molto tecnica e complessa.
Chapter 5
Esperienze Italiane e Innovazione nella Didattica Digitale
Marco Rossi
E in Italia? Beh, dopo la pandemia abbiamo visto una vera svolta digitale nella formazione sanitaria. L’esperienza dell’Istituto Superiore di Sanità, che da anni usa Moodle per il PBL, è interessante: hanno riadattato la strategia dei sette salti sia per piccoli gruppi ad alta interazione che per formazioni massive in autoapprendimento. La flessibilità tra sincrono e asincrono è diventata una necessità reale.
Unknown Speaker
E c’è una cosa che mi piace sottolineare: la centralità dell’evidence based education, cioè scegliere strategie e strumenti che abbiano realmente dimostrato di funzionare. Vale anche per la sanità: la strategia va adattata, ma con occhio ai risultati e alla qualità. Come abbiamo già discusso nelle puntate precedenti, non esiste una soluzione unica: serve valutazione continua e apertura all’innovazione.
Marco Rossi
E adesso domanda provocatoria, Elena: secondo te, un’AI potrebbe mai gestire un gruppo in una sessione PBL meglio di un facilitatore umano, magari nelle fasi più “delicate” tipo la sintesi delle conoscenze o la motivazione dei partecipanti?
Unknown Speaker
Mmm, bella domanda. Io direi: forse nell’organizzazione, nella scansione dei tempi, magari anche nel suggerire risorse in modo preciso... Ma nella gestione delle dinamiche di gruppo e delle sfumature emotive, almeno per ora, vincerà sempre l’empatia dell’umano. Però magari tra qualche puntata saremo qui a testare il contrario, chissà!
Marco Rossi
O magari saremo direttamente sostituiti dai nostri avatar, va a sapere! In ogni caso, la cosa importante è aver sempre un occhio critico: tecnologia sì, ma con intelligenza, e non solo artificiale. Gian Battista Vico avrebbe detto “verum factum”. Ma lasciamo la filosofia per un altro giorno...
Unknown Speaker
Ecco. E con questa chiudiamo questo episodio di “L’Educatore Digitale in Sanità”. Grazie per averci seguito fin qui, speriamo di avervi dato qualche spunto operativo concreto da sperimentare nei vostri corsi online.
Marco Rossi
Noi ci ritroviamo alla prossima puntata—e non mancate, perché continueremo a esplorare novità e, magari, anche qualche altro paradosso digitale. Un saluto da Marco!
Unknown Speaker
E da Elena. Ciao Marco, ciao a tutti!
