L' Educatore Digitale in Sanità

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[08] Progettare per l’Apprendimento Digitale

Un’immersione nelle strategie e nei modelli di progettazione didattica per la formazione sanitaria, tra spirale di Guilbert, ADDIE e l’innovazione digitale. Marco ed Elena esplorano come integrare strumenti e metodi per rispondere ai bisogni reali dei discenti, con esempi concreti e riflessioni dal campo.


Chapter 1

La spirale di Guilbert: dalla teoria alla pratica

Unknown Speaker

Ciao a tutti e bentornati su "L'Educatore Digitale in Sanità". Io sono Elena Ferri, e qui con me c’è Marco Rossi. Oggi ci immergiamo in un tema che, secondo me, è la vera ossatura della formazione sanitaria: la progettazione didattica. Marco, partiamo dalla spirale di Guilbert?

Marco Rossi

Ciao Elena, ciao a tutti! Sì, la spirale di Guilbert... Allora, io la trovo affascinante perché, anche se nasce da una guida del 2002, è ancora super attuale. In pratica, è un modello in quattro tappe che ti aiuta a progettare la formazione in modo logico e ricorsivo. Non è solo teoria, eh, ma proprio una guida pratica.

Unknown Speaker

Esatto. Le quattro tappe sono: prima, l’individuazione dei problemi prioritari di salute e la definizione degli obiettivi educativi. Poi, la pianificazione di un sistema di valutazione, che è già nella seconda fase, e questa è una cosa che spesso si sottovaluta. Terza tappa: la pianificazione del programma educativo, quindi la scelta dei metodi e la costruzione del percorso. E infine, l’attuazione della valutazione, dove si verifica davvero l’impatto dell’intervento.

Marco Rossi

Sì, e quello che mi colpisce è proprio la ricorsività. Non è che fai una volta e basta: ogni volta che cambi qualcosa, torni indietro, rivedi gli obiettivi, aggiusti la valutazione... È un ciclo continuo. E poi, come dice Guilbert, “un programma di formazione non deve essere il risultato di un accumularsi automatico nei secoli di nozioni, ma dev’essere costruito selettivamente in funzione delle sue finalità pedagogiche”.

Unknown Speaker

Bellissima questa citazione. E ti dirò, io l’ho sperimentato in un progetto universitario qualche anno fa. All’inizio, ci siamo concentrati solo sui contenuti, ma quando abbiamo iniziato a definire bene gli obiettivi educativi, tutto è cambiato. Gli studenti erano più motivati, il percorso era più chiaro, e anche la valutazione aveva finalmente senso. È come se la spirale ti obbligasse a non perdere mai di vista il “perché” di quello che fai.

Marco Rossi

E poi, la formazione deve essere orientata alla comunità, non solo all’individuo. Guilbert lo dice chiaramente: bisogna partire dai bisogni reali, non da quello che pensiamo serva. E questa cosa, secondo me, vale ancora di più oggi, con tutte le sfide che ci sono in sanità.

Unknown Speaker

Sì, e anche il discente deve essere sempre attivo, non solo ricevere informazioni. È un cambio di paradigma che, come abbiamo visto anche in altri episodi, è fondamentale per la formazione continua in medicina.

Chapter 2

L’Online Educational Design e il modello ADDIE

Marco Rossi

A proposito di cambi di paradigma, passiamo all’online. L’Online Educational Design, o OED, è un po’ diverso dalla progettazione tradizionale. Qui non si parla tanto di programma, ma di progetto formativo, dove il design serve a definire tutto: obiettivi, materiali, attività, valutazione... È molto più dettagliato, no?

Unknown Speaker

Sì, e soprattutto è un sistema. I corsi online sono pensati per essere autonomi, interattivi, con spiegazioni, esempi, domande, feedback... L’obiettivo è rendere i discenti autosufficienti nell’apprendimento. E poi ci sono i percorsi, che sono insiemi di corsi per obiettivi più complessi. Tutto questo compone il cosiddetto sistema e-learning.

Marco Rossi

E qui entra in gioco il modello ADDIE, che secondo me è un po’ la “cassetta degli attrezzi” di chi progetta e-learning. Analysis, Design, Development, Implementation, Evaluation. Non è una sequenza rigida, ma una guida per affrontare problemi complessi. Io, per esempio, ho lavorato su un corso e-learning per operatori sanitari dove la fase di analisi delle competenze digitali è stata fondamentale. Se non capisci da dove partono i partecipanti, rischi di fare un corso che non serve a nessuno.

Unknown Speaker

Assolutamente. E la flessibilità è cruciale. Come dice Persico e Pozzi, non bisogna seguire le fasi in modo pedissequo, ma adattarle al contesto, ai bisogni, alle risorse. E anche qui, la creatività conta tantissimo. Non è solo una questione di procedure, ma di scelte progettuali che devono essere condivise, soprattutto se si lavora in team.

Marco Rossi

Ecco, questa cosa della condivisione mi fa pensare a quanto sia importante il ruolo dell’educatore digitale, che non è solo un tecnico, ma un vero facilitatore. Ma magari ci arriviamo tra poco...

Chapter 3

L’educatore digitale: facilitatore e innovatore

Unknown Speaker

Sì, perché secondo Claudia Bellini, l’educatore digitale è proprio il ponte tra bisogni e strumenti. Non basta conoscere la tecnologia, bisogna saperla adattare ai bisogni reali dei discenti. E qui la personalizzazione dei percorsi formativi fa la differenza, insieme alla valutazione continua.

Marco Rossi

Sì, e questa cosa l’abbiamo vista anche nella puntata scorsa, quando parlavamo delle nuove competenze per la sanità digitale. L’educatore digitale deve essere innovatore, ma anche molto pragmatico. Deve saper leggere il contesto, capire le competenze digitali dei partecipanti e adattare le attività di conseguenza.

Unknown Speaker

Guarda, ti racconto un esempio. In un laboratorio blended che ho seguito, mi sono accorta che il livello di competenza digitale era molto eterogeneo. Allora ho adattato le attività: chi era più esperto ha lavorato su progetti avanzati, chi era meno sicuro ha fatto esercitazioni guidate. Il risultato? Tutti erano coinvolti, nessuno si è sentito escluso, e la partecipazione è stata altissima.

Marco Rossi

Ecco, questo è il punto. L’educatore digitale non è solo un facilitatore, ma anche un innovatore che sa personalizzare e valutare in modo continuo. E, come dicevamo, la valutazione non è solo alla fine, ma accompagna tutto il percorso. Così si riesce davvero a rispondere ai bisogni reali, non solo a quelli teorici.

Unknown Speaker

Direi che possiamo fermarci qui per oggi. Abbiamo visto come la progettazione didattica, sia tradizionale che digitale, richieda attenzione, flessibilità e tanta capacità di ascolto. E il ruolo dell’educatore digitale, come ci insegna Claudia Bellini, è sempre più centrale.

Marco Rossi

Sì, e sono sicuro che nei prossimi episodi avremo modo di approfondire ancora di più questi temi, magari con altri esempi dal campo. Grazie Elena, è sempre un piacere chiacchierare con te.

Unknown Speaker

Grazie a te Marco, e grazie a chi ci ha ascoltato. Alla prossima puntata di "L’Educatore Digitale in Sanità". Ciao a tutti!

Marco Rossi

Ciao a tutti, a presto!