[18] Garantire la qualità nella formazione digitale sanitaria
Nel nostro ultimo episodio, esploriamo come assicurare la qualità nei percorsi di formazione digitale in sanità. Dal controllo dei processi alla rilevanza dei contenuti, analizziamo strumenti, criteri e buone pratiche fondamentali per l’Educatore Digitale.
Chapter 1
Cultura della qualità nella formazione a distanza
Marco Rossi
Bentornati a "L’Educatore Digitale in Sanità"! Oggi affrontiamo l'ultimo tema di questo nostro eccitante viaggio: come garantire davvero la qualità nella formazione digitale sanitaria. Elena, tu spesso usi il termine “cultura della qualità”—ma voglio chiederti subito, come la intendi tu? Cioè, davvero serve parlarne ancora?
Unknown Speaker
Guarda, Marco, secondo me non se ne parla mai abbastanza. C’è ancora l’idea che la qualità sia solo una questione di checklist e burocrazia, ma invece è qualcosa di molto più dinamico e condiviso. Mi viene in mente quello che dice Ghislandi: la qualità non è solo raggiungere certi standard, ma nasce da processi vivi. Tutti, dal progettista al formatore, devono contribuire, non può essere un lavoro fatto a compartimenti stagni.
Marco Rossi
Quindi tu vedi la qualità più come un atteggiamento che come un regolamento, giusto?
Unknown Speaker
Esatto. E guarda, ti racconto un aneddoto: quando ero proprio agli inizi della mia carriera, giovane e super entusiasta, proponevo sempre queste checklist rigidissime. Poi, in una riunione con alcuni colleghi della sanità, mi sono resa conto che nessuno guardava davvero quelle tabelle infinite se prima non ci si era messi d’accordo sugli obiettivi comuni. Senza quella condivisione, la carta resta carta...
Marco Rossi
Sì, perché il rischio è che tutto diventi solo un esercizio burocratico. Visto che parliamo di sanità, spesso si fa il confronto tra l’assicurazione di qualità universitaria—tipo la famosa ANVUR—e la formazione continua in medicina. Ma non sono mondi uguali. Nei corsi universitari il controllo è molto istituzionale; nella formazione continua, invece, si parla molto di "transfer"—applicare davvero nella pratica quello che si impara. Sai che, da data scientist, io ci credo tanto nella misurazione, ma qui la questione è: cosa conta davvero? L’applicazione delle competenze, il cambiamento reale...
Unknown Speaker
Eh sì! E lo dicono anche le ricerche: più che sulla struttura, bisogna lavorare sulla possibilità per chi segue i corsi di trasferire davvero quelle competenze nella loro vita lavorativa. Anche Bellini parla di "quality enhancement", cioè migliorare attivamente le opportunità di apprendimento—non solo verificare che qualcosa sia stato fatto come da manuale.
Marco Rossi
Insomma, una cultura della qualità va costruita giorno per giorno, ed è responsabilità di tutto il team. Non basta controllare la casellina: serve un vero coinvolgimento collettivo. Ok, allora spostiamoci sulle strategie pratiche—perché passare dalla cultura alla pratica concreta non è scontato!
Chapter 2
Strategie pratiche per garantire qualità: processi e output
Unknown Speaker
Sì, perché quando parliamo di qualità dobbiamo anche capire come si costruisce, materialmente, nei nostri progetti di e-learning. Molto spesso si pensa solo al prodotto finale, ma ogni fase della co-progettazione lascia traccia: analisi, progettazione, sviluppo e revisione. Ognuna deve produrre degli "output", magari anche molto pratici—tipo cronoprogramma, storyboard, un corso demo...
Marco Rossi
E qui entrano gli strumenti di controllo, le ormai famigerate checklist! Ma stavolta, vanno viste come strumenti di autovalutazione, di monitoraggio condiviso nei team, non solo da rispettare meccanicamente. Prendiamo ad esempio la fase di analisi: confrontarsi su tempistiche, ruolo dei vari membri, assegnare responsabilità. Solo così il documento di progettazione ha senso, sennò resta sulla carta, come dicevi prima.
Unknown Speaker
Poi, nella progettazione vera e propria, quello che conta è davvero condividere lo storyboard, confrontarsi con i graphic designer, inserire già in questo punto i criteri di valutazione... e anche pensare alla tutela di copyright e accessibilità, perché spesso ci si dimentica—ma non si può più fare finta di nulla su questi aspetti.
Marco Rossi
Posso raccontare un caso? Recentemente ho lavorato con una ASL lombarda su un percorso e-learning: la svolta è arrivata proprio quando abbiamo introdotto un sistema di revisione multi-attore, con checklist sia sui materiali scritti che multimediali. Sembrava una perdita di tempo all’inizio, ma la qualità è salita tantissimo, soprattutto nella chiarezza delle procedure illustrate nel corso. Cioè, davvero—parlo degli assistenti che mi scrivevano dicendo "finalmente capisco subito cosa devo fare".
Unknown Speaker
È lì che si vede la differenza tra un processo solo “per regola” e un vero lavoro di squadra—e ammetto che spesso i feedback che riceviamo sono la cartina di tornasole. E le checklist, se fatte bene, ci danno ordine, ma siamo noi che dobbiamo ragionare insieme su quei criteri: chiarezza dei contenuti, accessibilità, coerenza grafica e magari anche l’audio e il video che si sentano decentemente, che è una roba che ancora spesso viene trascurata!
Marco Rossi
Ecco, e il punto non è mai la perfezione, ma la trasparenza nel processo—tutti vedono cosa si sta facendo, dove c’è bisogno di migliorare. Poi magari non tutto va come avevamo preventivato, ma almeno ci sono gli strumenti per correggere in corsa. E qua si collega proprio a tutto il tema del miglioramento continuo...
Chapter 3
Coinvolgimento, interattività e miglioramento continuo
Unknown Speaker
Che poi—miglioramento continuo è proprio la parola chiave. Se guardiamo ai riferimenti come FAO 2021 o le indicazioni di Conole, la qualità nei corsi digitali arriva solo con una forte attenzione alla centralità dello studente, con contenuti granulari ma coinvolgenti e soprattutto attraverso metodi didattici che mantengano una costante interazione. Un corso sterile, anche se impeccabile sulla carta, spesso non lascia nulla a chi lo segue.
Marco Rossi
Sai che questo mi fa venire in mente un corso che avevamo valutato insieme, poco tempo fa? Troppa teoria messa a blocchi e nessuna attività interattiva: i partecipanti lo abbandonavano dopo due moduli. Poi abbiamo ascoltato i beta tester, inserito dei feedback rapidi e qualcosa di banale come un quiz interattivo, e il tasso di completamento è decollato. A volte basta poco, ma bisogna ascoltare e iterare, no?
Unknown Speaker
Sì, davvero, e lì si vede l’importanza di aprire il processo anche ai beta tester, ai formatori, a chi vivrà realmente il corso. Il feedback non dev’essere formale, ma parte della progettazione. E la possibilità di fare piccoli aggiustamenti in corsa salva spesso la fruibilità e l’accessibilità del corso, come suggerisce anche l’approccio iterativo e inclusivo di Bellini.
Marco Rossi
E bisogna accettare che la perfezione non esista mai al primo lancio—si può sempre migliorare grazie ai feedback degli studenti “reali”, quelli che si trovano di fronte al materiale per la prima volta. E magari, come dicevi anche tu, spesso sono proprio suggerimenti semplici a restituire valore a un corso che sembrava già chiuso. Dai, sembra banale ma non lo è.
Unknown Speaker
In definitiva, la qualità nella formazione digitale sanitaria non è una cima da raggiungere, ma un percorso fatto di ascolto, confronto e piccoli passi avanti. E il ruolo dell’Educatore Digitale, come abbiamo visto in tutta questa serie, è proprio quello di facilitare e orchestrare questo miglioramento costante. Marco, direi che su questa nota possiamo chiudere per oggi—ma la ricerca della qualità, si sa, non finisce mai. Alla prossima puntata!
Marco Rossi
Grazie Elena, come sempre. E grazie a chi ci ha ascoltato! Con questo episodio si conclude il nostro viaggio nel mondo dell’educazione digitale in sanità guidati dal libro di Claudia Bellini, "L' Educatore Digitale in Sanità". Continuate a seguirci su Edunext On Air il progetto che porta la ricerca scientifica nelle vostre case, nelle vostre automobili e nelle vostre... orecchie. Marco, il vostro AI-journalist, vi saluta e vi da appuntamento ai prossimi progetti.
Unknown Speaker
E un caro saluto anche da me, Elena Ferri. Anche se siamo delle entità virtuali generate dall'Intelligenza Artificiale sentiamo l'emozione del commiato. E' stato un viaggio lungo ben 18 episodi ed è stato bello percorrerlo insieme a voi. Alla prossima!
