[07] Nuove Competenze per la Sanità Digitale
Scopriamo il ruolo emergente dell'educatore digitale nel settore sanitario, partendo dal terzo capitolo del libro di Claudia Bellini. Analizziamo le competenze chiave, le sfide della digitalizzazione e l'impatto sull'innovazione.
Chapter 1
La nascita dell’educatore digitale
Unknown Speaker
Ciao a tutti e bentornati a "L’Educatore Digitale in Sanità". Oggi partiamo proprio con una citazione dal terzo capitolo del libro di Claudia Bellini, che secondo me racchiude bene il senso di questa puntata: «Se le tecnologie stanno modificando i paradigmi delle industrie, allora anche le scuole e le università devono modificare i paradigmi della formazione».
Marco Rossi
Sì, questa frase mi fa sempre riflettere. Perché, insomma, la sanità non è più solo questione di camici bianchi e corsi in aula. L’educatore digitale sta diventando una figura chiave, quasi... come dire, un ponte tra il mondo della formazione tradizionale e quello delle nuove tecnologie. E non è solo una questione di saper usare una piattaforma, eh.
Unknown Speaker
No, infatti. È proprio un cambio di mentalità. L’educatore digitale, soprattutto nei contesti socio-sanitari, deve saper integrare competenze che vanno dalla progettazione didattica all’analisi dei bisogni formativi, fino alla conoscenza delle tecnologie e degli ambienti digitali. E questa cosa, Marco, la vediamo anche nella formazione universitaria: pensa al corso di Digital Education dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che prepara proprio queste figure ibride.
Marco Rossi
Sì, e tra l’altro, come dice Bellini, questa figura non è ancora del tutto definita a livello normativo, ma è già richiesta dal mercato. Ecco, mi viene da chiederti: secondo te, Elena, in che modo la digitalizzazione sta cambiando la formazione sanitaria? Perché io vedo che c’è una spinta fortissima verso la personalizzazione e la flessibilità, ma magari mi sfugge qualcosa...
Unknown Speaker
Guarda, secondo me la digitalizzazione sta rivoluzionando tutto, anche se non sempre ce ne accorgiamo. Prima la formazione era quasi tutta in presenza, ora invece si parla di blended, di FAD, di microlearning... E come abbiamo già discusso in una puntata precedente, la pandemia ha accelerato questa trasformazione. Ma la vera sfida è che non basta digitalizzare i contenuti: serve qualcuno che sappia progettare esperienze formative efficaci, che tenga conto dei bisogni reali dei professionisti sanitari e delle specificità dei contesti in cui lavorano.
Marco Rossi
Sì, e qui entra in gioco proprio l’educatore digitale. Non solo come tecnico, ma come facilitatore, progettista, e anche un po’ innovatore, no?
Chapter 2
Competenze chiave e ruoli emergenti
Marco Rossi
A proposito di competenze, c’è un passaggio interessante nel libro che cita Andrea Traverso: lui individua sette competenze chiave per chi progetta la formazione. Vediamo se me le ricordo tutte... Allora: analizzare i contesti, usare modelli progettuali, identificare finalità e bisogni, attivare processi partecipativi, gestire spazi e tempi, amministrare risorse e responsabilità educativa, e infine valutare obiettivi e azioni. Sette, giusto?
Unknown Speaker
Sì, sono sette. E sono tutte fondamentali, anche se spesso in Italia si tende a ridurre il ruolo del progettista a quello di tecnico o di semplice creatore di contenuti. In realtà, come succede negli Stati Uniti con l’instructional designer, o nel Regno Unito con l’educational developer, questa figura ha un ruolo molto più ampio. In Francia, ad esempio, si parla di ingégnieur pédagogique, che lavora sia sulla parte tecnica che su quella metodologica.
Marco Rossi
Esatto, e secondo me in Italia siamo ancora un po’ indietro su questo. Ti racconto un aneddoto: qualche anno fa ho lavorato a un progetto universitario di formazione a distanza. All’inizio c’era un po’ di diffidenza tra docenti e progettisti, sembrava quasi che parlassimo lingue diverse. Poi, quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, condividendo le nostre competenze, il corso è diventato molto più efficace. È stato proprio un esempio di co-progettazione, come dice Bellini: un rapporto uno a uno dove ognuno porta il suo valore.
Unknown Speaker
Questa cosa la vedo anch’io spesso. E non è solo una questione di strumenti, ma di mentalità. L’educatore digitale deve saper comunicare, risolvere problemi, conoscere i tool tecnologici, ma anche lavorare in team e adattarsi ai cambiamenti. E, come dicevi tu, la collaborazione tra progettista e docente è fondamentale per creare ambienti di apprendimento davvero significativi.
Marco Rossi
Sì, e tra l’altro, come emerge anche dagli studi internazionali, ci sono diversi profili di instructional designer: c’è chi fa anche il project manager, chi si occupa di editing e grafica, e chi invece gestisce tutto da solo, il cosiddetto “one band man”. In Italia forse siamo ancora alla ricerca di un’identità precisa per questa figura, ma la direzione è quella giusta.
Unknown Speaker
Ecco, e secondo me la vera sfida è proprio questa: riconoscere il valore di queste competenze trasversali e creare percorsi formativi che le sviluppino davvero, non solo sulla carta.
Chapter 3
Le nuove sfide della digitalizzazione in sanità
Unknown Speaker
Parlando di sfide, Bellini sottolinea che la digitalizzazione nei contesti socio-sanitari porta con sé una serie di complessità nuove. Non basta più aggiornarsi ogni tanto: serve un apprendimento continuo, la capacità di adattarsi a tecnologie che cambiano in fretta, e anche una certa attitudine all’interdisciplinarità. L’educatore digitale, in questo senso, deve essere un po’ “antenna” dei bisogni emergenti e un po’ “regista” dei processi formativi.
Marco Rossi
Sì, e se pensiamo ai percorsi di formazione continua per il personale sanitario, il ruolo dell’educatore digitale diventa ancora più centrale. Ti faccio un esempio pratico: in un’azienda sanitaria, l’educatore digitale può supportare la progettazione di corsi online che non siano solo trasferimento di slide, ma veri e propri ambienti di apprendimento, con attività interattive, simulazioni, e magari anche strumenti di learning analytics per monitorare i progressi.
Unknown Speaker
Esatto, e qui arriviamo a una domanda che secondo me è cruciale: quali strumenti possono aiutare a monitorare la qualità e l’efficacia dei corsi digitali in sanità? Perché progettare è importante, ma poi bisogna anche capire se quello che facciamo funziona davvero.
Marco Rossi
Guarda, non c’è una risposta unica, ma sicuramente servono strumenti di valutazione integrati: piattaforme che permettano di tracciare le attività, questionari di feedback, analisi dei dati di partecipazione e di apprendimento. E, come abbiamo già detto in una puntata precedente, la valutazione non deve essere solo quantitativa, ma anche qualitativa: capire se i professionisti si sentono davvero più competenti, se riescono ad applicare quello che imparano nella pratica quotidiana.
Unknown Speaker
Sì, e forse la sfida più grande è proprio questa: non fermarsi agli indicatori facili, ma andare a fondo, ascoltare i bisogni, adattare i percorsi. L’educatore digitale, in fondo, è un innovatore che lavora dietro le quinte, ma il suo impatto si vede nei risultati concreti.
Marco Rossi
Direi che abbiamo toccato tanti punti oggi. L’educatore digitale in sanità è una figura in evoluzione, piena di sfide ma anche di opportunità. E sono curioso di vedere come si svilupperà nei prossimi anni.
Unknown Speaker
Anch’io, Marco. E sono sicura che torneremo ancora su questi temi nelle prossime puntate. Grazie a tutti per averci seguito, e grazie a te per la chiacchierata!
Marco Rossi
Grazie a te, Elena. E grazie a chi ci ascolta ogni volta. Alla prossima!
