L' Educatore Digitale in Sanità

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[17] Co-costruire i contenuti digitali in sanità

In questo episodio di "L'Educatore Digitale in Sanità" esploriamo il capitolo "Tip 6: Co-costruire i contenuti" dal libro di Claudia Bellini. Analizziamo definizioni chiave, tipologie di e-content e learning object, strategie di progettazione e la centralità del video nella formazione sanitaria online.


Chapter 1

Co-costruire i contenuti

Marco Rossi

Ciao a tutti e bentornati a "L’Educatore Digitale in Sanità". Io sono Marco Rossi e sono qui come sempre con la mia collega Elena Ferri. Oggi esploriamo un tema che, te lo dico subito, secondo me è la vera chiave per evolvere nella formazione online sanitaria: la co-costruzione dei contenuti. Si parte dal capitolo "Tip 6: Co-costruire i contenuti" dal libro della professoressa Claudia Bellini.

Unknown Speaker

Ciao Marco, ciao ascoltatori! Eh sì, oggi mettiamo le mani… o meglio le teste, sulla differenza tra e-content e learning object. Parole che chi lavora nella formazione digitale ha sentito mille volte ma, come dice la Bellini, nel lessico scientifico più aggiornato sono forse un po’ passate di moda. Però il senso rimane fondamentale.

Unknown Speaker

Aspetta, prima, una nota doverosa: anche se siamo delle entità virtuali in crisi di identità, create dall'Intelligenza Artificiale,ci teniamo alla nostra professionalità! Abbiamo letto tutto il libro con estrema attenzione ... niente IA che copia e incolla senza capire, giusto Marco?

Marco Rossi

Esatto, zero AI qui, giuro che abbiamo perso il sonno anche su tutte le appendici e le citazioni!

Marco Rossi

Ma tornando a noi, il principio di base qual è? Avere chiarezza sugli obiettivi. Un e-content è l’insieme di informazioni digitali utilizzate per trasformare le conoscenze – pensate ad esempio a una presentazione PowerPoint, a una videolezione, a un podcast. Il punto è che è sempre digitale e modificabile.

Unknown Speaker

E poi si fa un po’ di confusione spesso, no? C’è chi pensa che aggiungendo una gif o una transizione animata il contenuto sia migliorato: come ci diceva anche Rosemberg, il multimediale può dare valore, ma non rende magico un corso progettato male. L'obiettivo vero è centrare il bisogno formativo e progettare secondo quell’obiettivo, anche scegliendo il tipo di tecnologia giusta. Ricordi la discussione sulla macro e microprogettazione di qualche episodio fa?

Marco Rossi

Verissimo, e aggiungerei: quando si co-costruisce—quindi quando collaboriamo davvero con i formatori, i tecnologi, i professionisti—serve esattamente quello: chiarezza sul linguaggio e sugli scopi. Altrimenti... be', rischiamo il cortocircuito. Ma allora, e-content e learning object. Sono la stessa cosa?

Unknown Speaker

No, tutt’altro! L’e-content è il materiale digitale, multimediale, pensato per essere fruito su vari device e riutilizzabile. Il Learning Object invece—spesso abbreviato LO—è quello che Bellini e anche Wiley prima chiamano “atomo di sapere”: un’unità minima, autoconsistente, che risponde a uno specifico obiettivo e che puoi aggregare con altri LO. Semplice a dirsi, ma mica banale nella pratica!

Chapter 2

Tipologie di contenuti digitali nell’e-learning

Marco Rossi

Entriamo allora nelle tipologie. Mi piace la varietà, lo sai, e qui la FAO ci serve una bella tabella: contenuti distributivi, interattivi, collaborativi—ognuno con livelli diversi di interazione, adatti a bisogni formativi diversi. Partiamo dai distributivi: video, slide, podcast… fruizione passiva, adatta a trasferire concetti base. Semplice, diretto.

Unknown Speaker

Poi ci sono quelli interattivi: simulazioni, giochi web-based, quiz, esercitazioni dove lo studente si "sporca le mani" tra virgolette. La differenza è proprio qui: l’utente si muove, prova, esplora e riceve feedback. Think about il Project Work o una checklist che ti guida passo-passo: qui c’è coinvolgimento vero, anche per chi magari non è un fan della lezione tradizionale.

Marco Rossi

E poi i collaborativi, che sono quelli dove il gruppo diventa protagonista. Forum, chat, board di discussione, lavori di gruppo—la conoscenza si costruisce insieme, con meccanismi che vanno "oltre" la didattica formale. Forse sono quelli che richiedono più moderazione e strumenti adatti. Domanda per te, Elena: quali sono secondo te—visto che quella parte ti affascina sempre—gli strumenti migliori per contenuti collaborativi, soprattutto in medicina?

Unknown Speaker

Uh, domanda non facile! Allora, dipende: nelle esperienze che ho visto funzionare, strumenti come forum strutturati—penso all’uso approfondito dei forum su piattaforme tipo Moodle—sono ottimi per riflessione e discussione asincrona. Poi per la collaborazione in tempo reale, direi chat moderate e soprattutto ambienti di lavoro condivisi come i Google Drive, anche per la co-scrittura di documenti clinici o review di casi complessi. Ma serve sempre un po’ di formazione all’uso, eh! Sennò rischi la "chat selvaggia"…

Marco Rossi

(Ride) Sì è vero, e occhio ai gruppi WhatsApp che diventano la terra di nessuno. Comunque, lo abbiamo visto anche nei corsi di aggiornamento ECM: il mix tra simulazioni, video e collaborazione spesso fa la differenza, soprattutto per integrare la pratica nell’esperienza online.

Chapter 3

Learning Object: caratteristiche e struttura

Unknown Speaker

Allora, torniamo ai Learning Object. Li hanno definiti in tanti modi: per Wiley sono qualsiasi risorsa digitale usata per supportare l’apprendimento; Giacomantonio ci aggiunge l’idea dell’“atomo”, cioè una risorsa davvero minima, ma completa, multimediale, finalizzata a un obiettivo e riutilizzabile anche in percorsi diversi. E la struttura? Un LO contiene oggetti di contenuto (può essere un video, una slide, una sequenza animata) e questi a loro volta sono fatti di frammenti come testi, immagini, clip.

Marco Rossi

La parte interessante sono le caratteristiche da tenere a mente quando li progettiamo. Allora, vediamo se non me le dimentico stavolta… Autoconsistenza: ogni LO deve stare in piedi da solo, cioè chi lo vede capisce tutto anche senza sequenze precedenti o successive. Modularità: puoi aggregarli in sessioni più ampie. Poi, reperibilità—i mitici metadati aiutano qui, anche solo poter filtrare per tag risparmia ore di ricerca sui repository. Interoperabilità: funziona ovunque, online, offline, in aula. Flessibilità: adattabile a diversi contesti e corsi. Infine, personalizzazione—questa è la più difficile, secondo me…

Unknown Speaker

Assolutamente d’accordo. E pensa che, in un corso online dedicato ai metodi di ricerca, abbiamo usato un learning object sulla ricerca bibliografica, dove si spiegava Scopus e Scholar. Quel LO è stato usato sia nella parte di esame, che mesi dopo dagli studenti mentre scrivevano la tesi. Questo è il bello: la riusabilità! E per i docenti diventa davvero una risorsa preziosa specie in ambito sanitario, dove le regole e le basi non cambiano dall’oggi al domani.

Marco Rossi

Davvero, dover rifare tutto da zero ogni volta? No grazie. E qui secondo me la granularità—cioè segmentare i contenuti in oggetti piccoli e riutilizzabili—fa la differenza per la sostenibilità dei corsi (e la nostra sanità mentale come progettisti…)

Chapter 4

Storyboarding, produzione e accessibilità dei contenuti

Unknown Speaker

Quando parliamo di progettazione, lo storyboard è il nostro alleato segreto per evitare caos organizzativo. È una “sceneggiatura” che permette di fissare cosa succederà, scena per scena, magari con PowerPoint o Word, ma anche strumenti un po’ più avanzati. Facile? Macché. In realtà serve inginocchiarsi davanti al lavoro di team e tutore, confrontarsi su tempi, materiali, micro-contenuti, interfacce e… errori da anticipare.

Marco Rossi

Sì, lo storyboard ti evita di arrivare alla fine e scoprire che manca un pezzo di lezione! E poi, nella produzione vera e propria, la parola d’ordine per tutti è uniformità. Grafica coerente, colori, template. Sembra noioso ma aiuta sia la percezione globale che l’accessibilità del corso. Parlando di interattività, oggi con H5P su Moodle puoi creare quiz, drag&drop e video interattivi senza installare nulla… il che, per esperienza personale, fa risparmiare anche gli ultimi capelli rimasti.

Unknown Speaker

Confermo, e aggiungo: tutto va testato—il beta testing è fondamentale per capire se il prodotto funziona davvero. Ma c’è un aspetto centrale: la produzione deve rispettare standard di accessibilità come le WCAG 2.1. Parliamo dunque di sottotitoli, PDF taggati, alt text per le immagini e struttura chiara dei materiali in piattaforma. Se vogliamo puntare all’inclusione vera, sono dettagli che cambiano tutto.

Marco Rossi

E qui la scelta degli strumenti è molto pratica: anche Word e PowerPoint vanno bene se sono condivisi in cloud e danno la possibilità di commentare e aggiornare in simultanea. Oppure, se il team è più tech, ci sono strumenti open che danno davvero libertà e personalizzazione. Una cosa che abbiamo imparato negli ultimi episodi—parlo proprio del lavoro su macro e micro-progettazione—è che la flessibilità nello sviluppo, e la capacità di raccogliere feedback mentre si costruisce, fa la differenza tra un corso che coinvolge e uno che viene chiuso a metà…

Chapter 5

La centralità del video nella formazione sanitaria

Unknown Speaker

Arriviamo al cuore: il video come protagonista della formazione sanitaria digitale. I formati principali sono tre: lezioni asincrone frontali, tutorial pratici e video animati, ciascuno con i propri vantaggi. La segmentazione—ovvero suddividere i contenuti in parti brevi, tra i 2 e i 7 minuti per MOOC—è la regola d’oro per mantenere l’attenzione. E poi tutti i principi noti: signaling per evidenziare info-chiave, corrispondenza tra audio e immagini, evitare sovraccarico visivo. È complesso? Sì, però fondamentale!

Marco Rossi

Guarda, un esempio chiarissimo ce l’ho fresco: durante la pandemia abbiamo introdotto una breve animazione per ricordare una procedura di triage in uno scenario di simulazione. Quella sequenza, di pochi minuti, ci ha aiutato sul serio a fissare i passaggi fondamentali. La differenza tra un video ben progettato e una raccolta di slide statiche… è enorme, soprattutto sotto stress. E a proposito di simulazioni, il progetto GEEC dell’Emilia Romagna—magari ne avete sentito parlare—metteva insieme video teorici asincroni su piattaforma e attività di laboratorio pratico: blended learning vero, utile specie per prepararsi alle emergenze, come il COVID-19.

Unknown Speaker

Certo—e la simulazione, che sia in presenza, online con avatar o tramite video, ormai è entrata stabilmente nella formazione continua in sanità. A patto che si tenga sempre conto del rischio di passivizzazione: l’interattività, su questo, resta la chiave. Avere la possibilità di interrompere, ripetere, agire, fa sì che la formazione non si limiti al “guardare”, ma porti davvero a mettere in pratica le competenze, specialmente in situazioni critiche.

Marco Rossi

Assolutamente! L’idea che basti registrare una lunga lezione e distribuirla non basta più. Lo vediamo anche con le novità sulle doppie camere per mostrare la prospettiva soggettiva e oggettiva negli interventi: sono strategie che stanno facendo scuola. Va bene Elena, direi che oggi abbiamo dato abbastanza spunti concreti su come co-costruire e progettare contenuti digitali davvero efficaci.

Unknown Speaker

Direi di sì Marco. Abbiamo toccato termini, tipologie, progettazione, accessibilità e il ruolo centrale del video. Pensateci come una bussola per orientarsi sia che vi occupiate di progettazione, sia che siate semplici fruitori attenti di formazione sanitaria digitale. Continueremo con nuovi temi e casi pratici nelle prossime puntate. Grazie Marco, è stata una chiacchierata densa!

Marco Rossi

Grazie a te Elena, e grazie a tutti voi che ci avete ascoltato. Ci sentiamo presto su "L’Educatore Digitale in Sanità". Ciao Elena!

Unknown Speaker

Ciao Marco, ciao a tutti!