L' Educatore Digitale in Sanità

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[16] Mediare nella scelta dei materiali

In questa puntata esploriamo la Tip 5 'Mediare nella scelta dei materiali' del libro 'L'educatore digitale in sanità' di Claudia Bellini. Marco Rossi ed Elena Ferri — con il loro tipico umorismo da AI-journalist — discutono come scegliere e organizzare i materiali didattici per l'e-learning sanitario, tra teorie, tecniche e buone pratiche. Tanti esempi concreti e qualche aneddoto sulle peripezie digitali dei nostri host.


Chapter 1

Introduzione alla Mediazione

Marco Rossi

Ciao a tutti, bentrovati su "L’Educatore Digitale in Sanità". Io sono Marco Rossi, e a farmi compagnia con la sua calma zen — almeno fino a quando non parliamo di Excel — c'è la mia collega Elena Ferri! Elena, oggi si va dritti su una delle questioni che fanno sudare tutti quelli che progettano corsi online: come si scelgono — e si mediano — i materiali?

Unknown Speaker

Ciao Marco, e ciao a chi ci ascolta! Sì, oggi affrontiamo un vero classico della didattica digitale. La mediazione, che sembra parola da diplomatici ONU, in realtà qui vuol dire aiutare insegnanti e corsisti a trovare una strada tra concetti spesso astratti e il mondo reale. E la teoria della trasposizione didattica, ad esempio, cerca di risolvere proprio questo: trasformare il sapere esperto… in sapere insegnato. Sembra banale detto così, ma chi ci ha provato con la statistica medica — come la sottoscritta — sa che è tutt'altro che facile!

Marco Rossi

Be', e qui entrano in gioco in grande stile Chevallard, Bruner, Damiano… insomma, nomi importanti che hanno riflettuto su come mediare tra la realtà scientifica e chi sta imparando. Prendi la trasposizione didattica di Chevallard: prima il sapere è una cosa teorica, poi lo trasformiamo in qualcosa di insegnabile, e infine in qualcosa che può essere appreso davvero, magari con esempi concreti, modelli, metafore… o, vai Elena, raccontacela tu perché questa la devi dire tu!

Unknown Speaker

Ah! Lo sapevo che sarebbe venuta fuori... Allora: io alla mia prima esperienza di formazione online in statistica medica, per far capire ai miei specializzandi cosa fosse un intervallo di confidenza… beh, mi sono presentata in webcam con una scatola di LEGO colorati! Ho costruito davanti a loro un "modello" di intervallo, spostando pezzi, aggiungendo e togliendo mattoncini. Quella è stata la svolta: nessuna slide avrebbe colpito così! Mi hanno detto: 'Elena, è la prima volta che vediamo la statistica come qualcosa di concretissimo…' Più boundary object di così, cioè più ponte tra concetto astratto e realtà pratica, non si può!

Marco Rossi

Mi viene da ridere perché in effetti, secondo la classificazione di Damiano, quello era un mediatore didattico "attivo" ma anche un po' iconico, cioè roba che puoi letteralmente vedere, toccare... E qui è interessante, perché Damiano distingue questi mediatori in attivi, iconici, analogici e simbolici. E poi divide tra 'caldi' — più vicini all’esperienza vera, che coinvolgono emozioni e azione — e 'freddi', più distanti, come schemi o simboli. Te lo immagini il modellino LEGO come mediatore caldo?

Unknown Speaker

Eh sì, assolutamente "caldo"! E con l’online questa faccenda dei mediatori cambia ancora: il digitale ci permette di integrare più codici insieme, e nascono quelli che Rivoltella chiama mediatori sintetici. Pensiamo agli ambienti digitali interattivi… lì, lo studente può anche modificare l’oggetto mediato! Non è più passivo, ma protagonista. Però attenti: resta sempre l’educatore digitale a fare da regista in questo processo. Il rischio di fare solo confusione è dietro l’angolo — non so se ti è mai capitato…

Chapter 2

Dai mediatori ai prodotti digitali: criteri di scelta e principi di progettazione

Marco Rossi

Eccome se mi è capitato! Ma prima di incartarci, qui entra il bello: come trasformiamo questi mediatori — che siano caldi, freddi, sintetici o semplici slide — in veri prodotti digitali per l’e-learning? E qui c’è il framework CREATE di Ker e Hesketh. Ok, lo confesso: la prima volta che l’ho sentito pensavo fosse il solito acronimo motivazionale… invece sono principi pratici: dobbiamo assicurarci che i materiali siano Convenient, Relevant, Evidence-based, Active, Technological, Evaluated. Gira tutto attorno all’accessibilità, alla rilevanza, alla base scientifica e — importantissimo — al coinvolgimento attivo dello studente. Insomma: roba concreta, senza giri di parole.

Unknown Speaker

Vero, ed è facile pensare "più tecnologia, meglio è", ma non funziona così. Se scegli il canale sbagliato, anche il miglior contenuto si perde. È fondamentale abbinare medium, obiettivo e contenuto: esigenze diverse richiedono canali diversi! Un tutorial su procedure cliniche rende dieci volte di più in video o simulazione, mentre un blog funziona meglio per riflessioni e scambi tra pari. C'è sempre la tentazione di moltiplicare strumenti, ma bisogna chiedersi ogni volta: serve davvero? A chi sto parlando?

Marco Rossi

Sottoscrivo! Ma ammetto: ho imparato a mie spese quanto può essere caotico ignorare la gerarchia delle informazioni. Mi ricordo una presentazione interna in azienda che doveva chiarire le basi della statistica predittiva — avevo inserito, non sto scherzando, almeno dieci GIF animate tutte assieme. Alla fine, penso che i miei colleghi ricordano solo il panda che fa capriole, non il modello ARIMA! Ancora oggi mi chiedono: 'Marco, ma quella slide col criceto era per parlare di regressione?'

Unknown Speaker

Ahah, te la sei proprio cercata! Perché davvero, come dicevo prima, è il processo di abbinamento medium-obiettivo-contenuto la chiave. Che sia una videolezione, una simulazione, un blog… bisogna riflettere su pro e contro. E serve attenzione anche agli standard di accessibilità, ad esempio: pensa a delle slide non leggibili per chi ha DSA, oppure alla differenza enorme tra un modulo asincrono freddo e una discussione sincrona coinvolgente. Il ruolo dell’Educatore Digitale è proprio quello di mettere in equilibrio tutto questo — senza strafare né semplificare troppo.

Marco Rossi

Mi verrebbe quasi da dire che il vero superpotere, oggi, è saper decidere cosa NON inserire in un corso. Anche perché la valutazione, sia durante che dopo la somministrazione dei materiali, deve essere continua — è il pilastro finale del framework CREATE! Serve ascoltare sempre il feedback, come suggerito anche da Kirkpatrick, per capire davvero se il materiale funziona… o se bisogna rimettere mano a tutto per evitare altri panda sulle slide!

Chapter 3

Progettazione cognitiva: carico cognitivo e apprendimento multimediale

Unknown Speaker

Ecco, qui tocchiamo il nervo scoperto di chi progetta corsi online: il carico cognitivo. Mai come nell’e-learning in sanità questo diventa una montagna da scalare! La teoria di Sweller distingue tra carico intrinseco (legato proprio alla natura del contenuto), carico estraneo (tutte quelle cose inutili che confondono invece di aiutare, tipo notifiche, musiche, pop-up…), e carico coerente, cioè quello che davvero serve a consolidare gli schemi utili. Purtroppo, a volte si sottovaluta il rischio di fare troppa confusione.

Marco Rossi

Sì, e mi fa venire in mente che ancora oggi trovo corsi pieni di lezioni superdense, registrate magari in un’unica tirata di 90 minuti… con dieci finestre, tre audio di sottofondo, quiz che appaiono a sorpresa. Ci credi se ti dico che dopo il primo quarto d’ora le uniche cose che ricordo sono le notifiche che saltavano come popcorn? È un errore classico: pensare che più stimuli uguale più apprendimento. Ma Mayer l’ha detto chiaro: ogni canale ha capacità limitata!

Unknown Speaker

Proprio così. La teoria cognitiva dell’apprendimento multimediale definisce tre principi fondamentali: doppio canale (verbale e visivo vanno gestiti assieme, ma senza esagerare), capacità limitata (pochi elementi per volta!), ed elaborazione attiva (chi apprende deve poter organizzare e integrare le informazioni, non solo subirle). Ricordo una progettazione e-learning dove avevano inserito mille effetti sonori e immagini casuali, tanto che dopo cinque minuti i ragazzi avevano tutti disattivato l'audio… Un esempio perfetto di carico estraneo che butta giù l’apprendimento invece di facilitarlo!

Marco Rossi

Qui l'Educatore Digitale conta eccome: si tratta di saper guidare il formatore nella scelta di cosa aggiungere, ma soprattutto di cosa togliere. Spesso i migliori risultati li ho visti in corsi dove c’era solo quello che serviva davvero: poche slide, immagini chiare, casi concreti da discutere. In medicina, ad esempio, un breve scenario di paziente, una spiegazione centrata… e via! Se il materiale è progettato bene secondo Mayer, si migliora sia la ritenzione che la capacità di trasferire quanto appreso alla pratica quotidiana.

Unknown Speaker

Sì, e importanti anche i principi di Gagné, abbinati al learning multimediale: attirare l’attenzione, chiarire gli obiettivi, guidare passo-passo, proporre esempi e, importantissimo, dare feedback mirati. Ecco, alla fine, come anche il libro di Bellini sottolinea, non esiste una ricetta magica, ma serve pianificare in modo sistematico e valutare, valutare sempre. E — diciamolo — ogni tanto sperimentare pure, magari con qualche LEGO… ma senza effetti speciali inutili!

Marco Rossi

Esatto, e restando sempre con la porta aperta alle novità: l’educazione digitale in sanità è un work in progress continuo. Quindi, anche questa volta, grazie per averci seguito! Elena, sei pronta per la prossima puntata? E niente LEGO la prossima volta, promesso?

Unknown Speaker

No dai, magari qualche LEGO ancora ci scappa… Un abbraccio a tutti, ci sentiamo nel prossimo episodio di “L’Educatore Digitale in Sanità”. Ciao Marco, e ciao a chi ci ascolta!

Marco Rossi

Ciao Elena, grazie ancora… e arrivederci a tutti!