[09] Dietro le quinte della formazione digitale
Esploriamo il ruolo cruciale delle figure di supporto nella progettazione dei corsi a distanza in sanità, analizzando competenze, modelli operativi e le dinamiche di collaborazione tra professionisti. Marco e Elena ci guidano tra esempi pratici e le sfide di un settore in continua evoluzione.
Chapter 1
La progettazione condivisa nei corsi a distanza
Marco Rossi
Ciao a tutti e bentornati a "L'Educatore Digitale in Sanità". Io sono Marco Rossi, e oggi, insieme a Elena Ferri, vi portiamo dietro le quinte della formazione digitale, partendo proprio dal terzo capitolo del libro di Claudia Bellini, "L'educatore digitale in sanità".
Unknown Speaker
Ciao Marco, ciao a tutti! Sì, oggi parliamo di un tema che spesso rimane un po' nell'ombra: la co-progettazione nei corsi a distanza, soprattutto in ambito sanitario. È un argomento che, secondo me, merita davvero attenzione perché... beh, senza una buona progettazione condivisa, il rischio è di creare corsi che non rispondono davvero ai bisogni di chi li segue.
Marco Rossi
Esatto, e quando si parla di co-progettazione, si intende proprio quel rapporto uno a uno tra progettista didattico e formatore. Non è solo una questione di mettere insieme le competenze, ma di farle dialogare, no? Mi viene in mente una volta, qualche anno fa, quando ho lavorato con un instructional designer per un corso di data science rivolto agli operatori sanitari. All’inizio pensavo: "Vabbè, io porto i dati, lui si occupa della piattaforma". Ma poi ho capito che era molto di più. Lui mi ha aiutato a tradurre concetti complessi in attività pratiche, a scegliere i momenti giusti per inserire quiz o simulazioni... insomma, senza di lui il corso sarebbe stato molto più noioso e, probabilmente, meno efficace.
Unknown Speaker
Sì, e questa figura del progettista didattico, o instructional designer, è proprio un facilitatore tra docenti, formatori e tecnologia. Spesso, come dice anche Bellini, viene confusa con chi si occupa solo di aspetti tecnici o di contenuto, ma in realtà il suo ruolo è molto più di confine, quasi da "ponte" tra le varie anime del corso. E, se ci pensi, questa collaborazione è fondamentale soprattutto quando si lavora a distanza, dove manca il contatto diretto e bisogna essere ancora più attenti a come si costruisce l’esperienza di apprendimento.
Marco Rossi
Ecco, e qui mi viene da dire che, come abbiamo già accennato in qualche episodio fa, la progettazione non è mai un processo rigido. I modelli servono da guida, ma poi è la relazione tra le persone che fa la differenza. E, a volte, bisogna anche saper improvvisare, adattarsi al contesto, ai bisogni che emergono strada facendo.
Chapter 2
Le figure di supporto e i loro ruoli emergenti
Unknown Speaker
Assolutamente. E a proposito di ruoli, oggi c’è una vera e propria galassia di figure di supporto nella progettazione dei corsi a distanza. Instructional designer, educational developer, learning technologist, ingénieur pédagogique... ognuno con sfumature diverse, a seconda del contesto e del paese. In Italia si sta diffondendo il termine instructional designer, ma negli Stati Uniti è già una professione consolidata, mentre nel Regno Unito si parla più spesso di learning technologist, e in Francia di ingénieur pédagogique.
Marco Rossi
Sì, e questa varietà di titoli a volte crea un po’ di confusione, anche tra chi lavora nella formazione. Però, se guardiamo alle competenze chiave, ci sono dei punti fermi: comunicazione, gestione, design, conoscenza dei tool digitali. E poi, ovviamente, la capacità di lavorare in team e di adattarsi ai cambiamenti tecnologici. Non so tu, Elena, ma io ho visto spesso che chi riesce a fare la differenza è proprio chi sa mettere insieme queste competenze trasversali.
Unknown Speaker
Sì, e aggiungerei anche il problem solving e la capacità di prendere decisioni rapide, soprattutto quando si lavora su progetti complessi o con scadenze strette. Un esempio interessante, che viene citato anche nel libro, è il Center for Innovative Teaching and Learning della Northern Illinois University. Lì hanno creato un vero e proprio centro di supporto per i docenti, dove instructional designer e altri esperti lavorano fianco a fianco per progettare o riprogettare corsi, sia in presenza che online. È un modello che secondo me potrebbe essere d’ispirazione anche per le nostre università.
Marco Rossi
Sì, e tra l’altro, come dicevi tu prima, l’instructional designer non è mai l’esperto della materia, ma lavora insieme ai docenti per costruire ambienti di apprendimento efficaci. E qui, secondo me, c’è ancora tanto da fare in Italia, perché spesso si pensa che basti conoscere la piattaforma o saper fare le slide, ma in realtà serve una visione molto più ampia, che tenga insieme pedagogia, tecnologia e gestione del progetto.
Unknown Speaker
Esatto, e anche la letteratura lo conferma: le competenze richieste vanno dall’editing dei contenuti allo sviluppo di media, dalla progettazione grafica alla formazione dei docenti stessi su come costruire un corso. Insomma, è un lavoro che richiede aggiornamento continuo e una certa flessibilità mentale.
Chapter 3
Competenze dinamiche e lavoro di squadra in sanità
Marco Rossi
E qui arriviamo al punto forse più delicato: l’importanza dei team multidisciplinari e dell’aggiornamento continuo, soprattutto in sanità. Ormai le tecnologie cambiano a una velocità pazzesca, e chi lavora nella formazione deve essere sempre pronto a imparare cose nuove, a sperimentare nuovi ambienti e piattaforme. Mi viene in mente un caso recente: in un ospedale con cui collaboro, hanno introdotto un nuovo modulo e-learning per la gestione delle emergenze. Il formatore e l’instructional designer hanno lavorato insieme per adattare i contenuti alle esigenze del personale, testando diverse soluzioni prima di trovare quella giusta. Non è stato facile, ma il risultato è stato un corso molto più coinvolgente e utile per tutti.
Unknown Speaker
Sì, e secondo me questo esempio mostra bene quanto sia fondamentale la comunicazione tra i diversi attori. Quando formatore, progettista, tecnologi e magari anche chi si occupa di valutazione lavorano insieme, la qualità dei corsi migliora tantissimo. E anche la valutazione diventa più accurata, perché si riesce a monitorare meglio sia l’efficacia che la partecipazione. In fondo, come abbiamo visto anche in altri episodi, la formazione digitale in sanità è un processo in continua evoluzione, e solo con un lavoro di squadra si possono affrontare davvero le sfide che emergono.
Marco Rossi
Sì, e forse la cosa più importante è proprio questa: non smettere mai di imparare, di confrontarsi e di sperimentare. Anche perché, come ci insegna la storia della formazione digitale, ogni volta che pensiamo di aver trovato la soluzione definitiva... arriva una nuova tecnologia o un nuovo bisogno che ci costringe a rimetterci in gioco.
Unknown Speaker
E direi che con questo possiamo chiudere la puntata di oggi. Grazie Marco per le tue storie e i tuoi spunti, e grazie a chi ci ha seguito fin qui. Nelle prossime puntate continueremo a esplorare il mondo della formazione digitale in sanità, sempre con uno sguardo pratico e, speriamo, utile per chi ci ascolta.
Marco Rossi
Grazie a te Elena, e grazie a tutti voi. Se avete domande o volete condividere le vostre esperienze, scriveteci! Alla prossima puntata!
Unknown Speaker
Ciao Marco, ciao a tutti!
